Abraham Maslow
Terapia cognitivo comportamentale
Come funziona? Per chi è adatta?
La Terapia Cognitivo Comportamentale è una scuola di psicoterapia finalizzata ad aiutare le persone a superare i loro problemi emotivi. Grazie ai suoi principi, riconosce il modo in cui le persone pensano e agiscono e, attraverso strumenti semplici e pratici, le aiuta ad affrontare le loro difficoltà emotive e comportamentali.
L’efficacia della Terapia Cognitivo Comportamentale (TCC) nella cura di molti disturbi psicologici è stata confermata da numerose ricerche, le quali hanno dimostrato che chi ha seguito una Terapia Cognitivo Comportamentale ha mantenuto i risultati nel tempo, presentando meno ricadute rispetto a chi ha affrontato altre forme di psicoterapia o ha assunto esclusivamente i farmaci.
Tali risultati positivi sono in gran parte dovuti agli aspetti educativi della TCC: le persone che seguono una Terapia Cognitivo Comportamentale, infatti, ricevono molte informazioni riguardo a come gestire i propri problemi e diventare in questo modo terapeuti di se stessi.
I principi base della psicoterapia cognitiva e comportamentale
- Si basa su una formulazione dei problemi sempre in evoluzione e su una concettualizzazione di questi in termini cognitivi.
- Richiede una solida alleanza terapeutica.
- È un lavoro di squadra. Il terapeuta e il paziente decidono di comune accordo su cosa lavorare.
- È orientata all’obiettivo e focalizzata sul problema.
- Si concentra sul presente.
- Punta a insegnare al paziente a essere il terapeuta di se stesso.
- È limitata nel tempo.
- È caratterizzata da sedute strutturate. La struttura include una parte introduttiva, una parte intermedia dove discutere gli argomenti all’ordine del giorno e dove si lavora insieme sugli homework fatti durante la settimana e una parte finale in cui si chiede sempre un feedback al paziente. Seguire questo formato rende il processo di terapia più comprensibile al paziente;
- Utilizza una molteplicità di tecniche per modificare il modo di pensare, l’umore e il comportamento.
Si tratta di un metodo che consiste in un insieme di conoscenze, di principi e di tecniche, che emanano dalla psicologia sperimentale e dalle neuroscienze connesse (psicobiologia, psicofisiologica, psicologia cognitiva, ecc.). Tutte le tecniche che fanno parte del bagaglio strumentale della psicoterapia cognitivo-comportamentale sono state messe a punto sulla base dei principi che derivano da ampie sperimentazioni psicologiche e hanno uno scopo comune, cioè quello di promuovere un cambiamento nell’individuo, intervenendo sulle cause del problema. Secondo quest’ultimo aspetto, si tratta quindi di un intervento eziologico, nel senso che agisce sulle variabili che concorrono a sviluppare e a mantenere il disturbo.
Tecniche utilizzate nella terapia cognitiva e comportamentale
- Tecniche basate principalmente sul condizionamento operante: metodi per sviluppare nuovi comportamenti (fading, schaping, chaining); metodi per la riduzione di comportamenti inadeguati (rinforzo differenziale di un comportamento incompatibile, estinzione, costo della risposta, punizione, time out, programmi di token economy); training di biofeedback;
- Tecniche basate principalmente sul condizionamento classico: tecniche di rilassamento; tecniche di esposizione; tecniche avversive;
- Tecniche basate principalmente sulla teoria dell’apprendimento sociale: modeling; training di abilità sociali e assertività;
- Tecniche cognitive: metodi di ristrutturazione cognitiva (terapia cognitiva di Beck e terapia razionale-emotiva di Ellis); metodi di coping basati su autoistruzioni (stress inoculation training di Meichenbaum, Anger control training di Novaco, strategie di problem solving);
- Altre tecniche: ipnosi; Eye Movement Desensitization and Reprocessing (EMDR).
In sintesi, la psicoterapia cognitivo-comportamentale è contraddistinta dalle seguenti peculiarità:
- è scientificamente provata: l’intervento clinico si basa su una ricca conoscenza delle strutture e dei processi mentali, ottenuta e verificata grazie alla ricerca psicologica di base;
- ha mostrato risultati superiori o almeno uguali a quelli prodotti dagli psicofarmaci e da altre forme di psicoterapia nel trattamento di numerosi disturbi mentali; inoltre, risulta assai più utile nel prevenire le ricadute (aspetto, questo, frequentemente sottovalutato in ambito clinico.
- la terapia deve curare il problema per sempre e non solo per un periodo;
- è collegata e risulta integrabile ad altre scienze: la neurofisiologia, la neuropsicologia, la psicobiologia, l’etologia, ecc.;
- le sue basi teoriche sono relativamente intuitive e immediatamente comprensibili;
- è orientata allo scopo;
- è pratica e concreta, poiché descrive in modo chiaro i passi da compiere per mettere in pratica i vari interventi proposti e quindi le modalità per verificare i cambiamenti via via raggiunti;
- presuppone una collaborazione tra paziente e terapeuta per raggiungere lo scopo prefissato;
- la durata del trattamento è in genere piuttosto breve, se paragonata a quella necessaria per altri tipi di cura psicoterapeutica (tale motivo fa rientrare l’approccio cognitivo-comportamentale nelle cosiddette “terapie brevi”
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